martedì 5 aprile 2016

ANCHE NOI L'AMERICA - Cristina Henríquez

A volte preferirei continuare a ricordarlo com'era e basta, con tutte le strade e i posti che amavo. L'odore di gas di scarico e di frutta. Il caldo afoso. I cani che abbaiavano nei vicoli. Ecco il Panamá a cui voglio aggrapparmi. Perché un posto ti può fare molto male, ma se è casa tua o lo è stato una volta, lo ami comunque. Funziona così.

Non riesco nemmeno a immaginare quanto debba essere difficile decidere di abbandonare il proprio paese, la propria terra, la propria casa e la propria stabilità per andare in cerca di un futuro migliore in un paese lontano e sconosciuto. È una considerazione che faccio spesso in questo periodo, quando vedo tutti quei migranti accampati alle frontiere che cercano disperatamente di passare e di trovare accoglienza. E fatico davvero a capire quelle persone che vedendoli non riescono a provare nulla che non sia odio. Fuggono da guerre, fuggono dalla miseria, fuggono in cerca di un futuro migliore per se stessi o, nella maggior parte delle volte, per garantirlo ai figli e ai propri cari. Come si fa a non capirli, come si fa a non accoglierli, ad alzare muri o recinzioni di filo spinato?
Eppure è una cosa che succede da sempre, in tutte le epoche e un po’ in tutti i luoghi, e che nella maggior parte dei casi subiscono anche quei migranti che invece hanno un regolare permesso di soggiorno.

Anche noi l’America di Cristina Henríquez, tradotto da Roberto Serrai e pubblicato da NN Editore, tratta il tema della migrazione dai paesi del centro e del sud America verso gli Stati Uniti. 
In particolare Alma e Arturo dal Messico si sono spostati nel Delaware, uno stato a loro fino a quel momento sconosciuto ma che, oltre ad aver garantito un lavoro e un permesso di soggiorno ad Arturo, ha anche una scuola speciale dove possono iscrivere Maribel, la loro bellissima figlia sedicenne che dopo un terribile incidente non è più la stessa. Dal Messico al Delaware. Da una casa accogliente costruita su misura, a un bilocale scalcinato e pieno di spifferi. Da un lavoro gratificante a una coltivazione di funghi. Dalla sicurezza di avere accanto persone che vogliono loro bene, a un luogo in cui nemmeno capiscono quello che viene loro detto.
Per fortuna finiscono in un caseggiato popolato da altri migranti come loro, con cui a poco a poco stringono amicizia. Tra tutti la famiglia Toro, che viene da Panamá e che da anni sembra perfettamente integrata, anche se il ricordo di Panamá è più forte che mai. Tra Mayor, figlio dei Toro, e Maribel nasce un legame speciale, che supera i problemi della ragazza e diventa più forte che mai. Ma integrarsi in un paese che non è il proprio non è mai facile, per quanto uno possa sforzarsi non sa che accoglienza troverà dall'altra parte. E scoprirlo può fare male.

Anche noi l’America è un libro che si compone di tante voci. Quelle dei protagonisti principali, Alma e Mayor, che raccontano la vita di Maribel, passata e presente, tra amore materno quasi soffocante e amore adolescente, bellissimo e intensissimo, ma non sempre tenuto in considerazione dai grandi; e quelle dei vari abitanti del palazzo, di questi migranti che arrivano da punti diversi del centro e del sud America e che raccontano la loro storia, il loro passato, le speranze che avevano per il loro futuro e come queste si sono spesso infrante. 
«Potrei venire a trovarti».
Maribel scosse la testa.

«Per trovare una cosa prima devi perderla. Non avrai bisogno di trovarmi Mayor».
Un libro bellissimo, che parla d’amore e di integrazione, di accoglienza e di odio, di sensi di colpa e di vuoto. Un libro che ti spinge a riflettere e ti fa emozionare. Da leggere.

Titolo: Anche noi l'America
Autore: Cristina Henríquez
Traduttore: Roberto Serrai
Pagine: 317
Editore: NN Editore
Prezzo di copertina: 17,00€
Acquista su Amazon:
formato brossura: Anche noi l'America
formato ebook: Anche noi l'America

8 commenti:

  1. E' una tematica interessante e quanto mai attuale; lo segno insieme ad un altro titolo della N/N, "Sembrava una felicità" di Jenny Offill. A presto!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anche Sembrava una felicità di Jenny Offill è molto, molto bello! (in realtà sto faticando a trovare un libro brutto pubblicato dai tipi di NN). Fammi poi sapere quando li leggerai :)

      Elimina
  2. Per ora questa casa editrice è una miniera! Io per ora ho letti solo Benedizione di Haruf, a poco a poco li collezionerò tutti ...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Benedizione l'ho letto e amato tantissimo anche io! Ora ho già pronto Canto della pianura, che mi sa che mi piacerà allo stesso modo.
      Stanno pubblicando tutte cose di indubbia qualità! Bravi davvero :)

      Elimina
  3. Me lo sono accaparrata al Book Pride (devo dire che da NN ho fatto la spesa!). La tua recensione conferma le mie aspettative, non vedo l'ora di leggerlo :).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Fammi poi sapere allora! Sono certa che non ti deluderà :)

      Elimina
  4. Cara Elisa, ormai è da un po' che ti seguo e devo proprio ringraziarti: dai sempre ottimi consigli e le tue recensioni sono impeccabili. Ho ampliato il mio universo da lettrice grazie a te! E poi anche io adoro la letteratura sudamericana, quindi mi sei ancora più preziosa :) alle tristi carovane di migranti di questi ultimi anni, mi aggiungo anche io: molto molto più fortunata e sicuramente non costretta ad andarmene, in un certo senso. Tra qualche settimana m trasferisco all'estero per lavoro: non è stato semplice prendere questa decisione, però quando il tuo paese non offre opportunità c'è poco da fare. Comunque, bando alla tristezza...corro a comprare il libro della Henriquez

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ammiro il tuo coraggio, anche se è uno spostamento meno tragico (e per fortuna!) di quelli di cui sono invase le cronache. Io non so se ce la farei, onestamente.

      Sono contenta che il mio blog ti sia servito a scoprire nuovi libri. Sono sicura che anche questo sarà una bellissima scoperta :)

      Elimina