lunedì 15 aprile 2013

VIAGGI A PERDERE - Rossana Vesnaver

Una casa accogliente, uno steccato dipinto di bianco, una tavola con tanti amici e un vociare allegro che riempie le stanze e il cuore. Solo un sogno però. Perché tra le fessure si nasconde una verità tagliente e brutale, che ferisce e lascia un senso di frustrazione e fallimento: un marito che tradisce, da sempre. E allora lei smette di mangiare riducendosi all'osso, passando le serate in bagno per liberarsi di tutto il male che si porta dentro. Poi arrivano i quarant'anni e decide che lei a questo gioco non vuole più giocare. Prende in mano la sua vita, di nuovo, e libera ricomincia il suo viaggio in cerca dell'amore. Anna, l'amica astrologa, l'ha avvertita: incontrerà l'uomo della sua vita su un mezzo in movimento. Da allora la ricerca si fa attenta, puntuale e tutto ciò che si muove può essere il posto giusto per incontrare il principe azzurro. Anche i pattini, uno skilift e persino un palazzo a Venezia, daltronde è sull'acqua, magari vale anche quello. Una vita scandita da incontri a volte divertenti, altre preoccupanti. C'è chi dopo pochi appuntamenti compra case immaginando futuri avventati, chi è solo l'avventura di una notte e chi, invece, lascia il segno. 

Ci sono dei libri che senza un trascorso personale simile a ciò che viene narrato, probabilmente non si apprezzerebbero. E non perché siano scritti male o la trama sia brutta. Ma semplicemente perché non si capirebbe. 
"Viaggi a perdere" è uno di quei libri. Si può apprezzare lo stile, ironico e fresco, ma anche poetico a volte. Si può sorridere delle avventure sentimentali poco fortunate (per usare un eufemismo) della protagonista e sperare insieme a lei che il principe azzurro prima o poi arrivi davvero. Ma se non si è vissuta una rottura, soprattutto se di una storia lunga, con conseguente momento di sconforto, panico ma anche euforia e follia, forse non si riescono a cogliere tutte le sfumature, dalle più assurde alle più tristi, che questo libro porta alla luce.

Perché quando una storia finisce, non importa se per un tradimento, per il semplice esaurimento dell'amore o per tutti gli altri motivi (e sono davvero tanti) per cui una relazione può finire, si prova davvero quel senso di spaesamento e di paura che la protagonista incarna tanto bene. Si sta malissimo. Si piange. Si beve più mojito di quanto il tuo fisico possa sopportare. Si ha paura di rimanere soli. Si smette di credere nell'amore e nel principe azzurro. Si guarda a ogni persona come un possibile futuro fidanzato. Si conoscono le persone più bislacche, in chat o sul treno. Si accetta di andare ad appuntamenti combinati, si lascia il numero a uomini che in momenti normali vorresti che nemmeno sapessero il tuo nome. Si attende con un'ansia che rasenta la follia un messaggio, una chiamata, e ci si fanno mille paranoie se queste non arrivano.
Insomma, si fanno un sacco di cazzate di cui, a poco a poco, con il passare del tempo, si riesce a ridere.

In questo libro, tutto questo viene descritto davvero bene. All'inizio si prova un po' di pena per la protagonista, che potrebbe risultare un po' patetica. Ma poi, a poco a poco, si inizia a ridere insieme a lei, per le situazioni in cui suo malgrado si mette. Ci si arrabbia un po', perché gli uomini descritti purtroppo a volte (non sempre eh), sono davvero così: paura di crescere, paura di impegnarsi o paura di sconvolgere totalmente la propria vita (e lo sono a venticinque anni, come lo sono a quaranta), per cui meglio solo una storia di sesso, divertirsi e basta. E poi si arriva alla fine del libro, quasi contenti perché la donna è riuscita a riprendere possesso di sé, dopo un po' di batoste, a vivere le cose con più leggerezza e a capire che se il principe azzurro non arriva, nel mentre ci si può accontentare di quelli di un altro colore, senza troppe pretese e troppe aspettative. Perché c'è sempre tempo e quello vero, di principe, prima o poi, arriverà.

Mi è piaciuto molto il modo in cui l'autrice ha esposto tutto questo turbinio di emozioni e passioni,  il suo inserire strofe di canzoni che rappresentano i vari momenti, il suo rendere la protagonista una donna credibilissima, con le sue manie, le sue fragilità ma anche la sua voglia di riscatto, e condendo la storia con altri piccoli racconti, di scene di coppia e di vita, a volte forse un po' esasperati, che però sono davvero così.
E poi c'è un capitolo, due paginette o poco più,  che merita una citazione a parte e che mi è piaciuto in maniera particolare, per il suo potere descrittivo ed evocativo: quello su che cos'è Genova (una città che a me piace tantissimo) per la protagonista. Credo che una città che riesce a far nascere delle pagine così debba essere per forza una città bellissima.

Insomma, "Viaggi a perdere" è stata proprio una piacevole scoperta, che mi ha sì fatto tornare in mente un po' di episodi del passato, ma è riuscito anche a farmi sentire meno sola, meno scema e a farmi sorridere, ancora una volta, di tutto quello che è stato.

L'unico interrogativo che mi rimane è se i cellulari, le e-mail, internet,  le chat e la tecnologia in generale abbiano giovato o meno all'amore e ai rapporti tra le persone. A volte sembrerebbe di sì, altre proprio no.

Titolo: Viaggi a perdere
Autore: Rossana Vesnaver
Pagine: 140
Anno di pubblicazione: 2012
Editore: L'Erudita
ISBN: 78-88-6770-006-6
Prezzo di copertina: 13,00 €

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