domenica 29 novembre 2009

IL SIMBOLO PERDUTO- Dan Brown

Robert Langdon, professore di simbologia ad Harvard, è in viaggio per Washington. È stato convocato d'urgenza dall'amico Peter Solomon, uomo potentissimo affiliato alla massoneria, nonché filantropo, scienziato e storico, per tenere una conferenza al Campidoglio sulle origini esoteriche della capitale americana. Ad attenderlo c'è però un inquietante fanatico che vuole servirsi di lui per svelare un segreto millenario. Langdon intuisce qual è la posta in gioco quando all'interno della Rotonda del Campidoglio viene ritrovato un agghiacciante messaggio: una mano mozzata col pollice e l'indice rivolti verso l'alto. L'anello istoriato con emblemi massonici all'anulare non lascia ombra di dubbio: è la mano destra di Solomon. Langdon scopre di avere solamente poche ore per ritrovare l'amico. Viene così proiettato in un labirinto di tunnel e oscuri templi, dove si perpetuano antichi riti iniziatici. La sua corsa contro il tempo lo costringe a dar fondo a tutta la propria sapienza per decifrare i simboli che i padri fondatori hanno nascosto tra le architetture della città.

I libri di questo genere si leggono indubbiamente bene e in fretta (anche perchè se non fosse così non sarebbe diventato un best seller). Questa volta l'ambientazione è più americana, a differenza del Codice e di Angeli e Demoni. Cosa che sicuramente me lo ha fatto apprezzare (che parolona) molto meno rispetto alle altre due avventure di Langdon. Altro punto a suo svantaggio è sicuramente la prevedibilità della storia. Per carità, l'autore è bravissimo a rimescolare in corsa le carte, a inserire colpi di scena e misteri in ogni capitolo e a trasmettere quel giusto senso di angoscia tra un capitolo e l'altro. Ma qualcosa non deve aver funzionato, se a pagina 170 su 604 già ero riuscita a indovinare quello che sarebbe stato il colpo di scena principale del libro...
A questo si aggiunge anche una mia progressiva insofferenza verso lo stile di Dan Brown che si concretizza nelle lezioni di Langdon su ogni cosa che vede e gli viene in mente (non è tanto credibile che mentre sta per annegare si metta a spiegare a noi lettori ignoranti le origini di un simbolo).
Certo, il libro non ha chiaramente pretese più grandi di quelle di vendere tante copie e di conquistare la cerchia di lettori fedeli di best-seller. Ma sicuramente le due avventure precedenti erano molto più appassionati.

Nota alla traduzione: 5 traduttori per tradurre un libro di 600 pagine e si trovano ugualmente calchi e termini inglesi lasciati in mezzo senza nessun motivo. Capisco che non sia un libro semplice da tradurre, ma da 5 persone ci si poteva aspettare un lavoro migliore.

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