sabato 24 ottobre 2009

IL BAMBINO CON IL PIGIAMA A RIGHE- John Boyne

Leggere questo libro significa fare un viaggio. Prendere per mano, o meglio farsi prendere per mano da Bruno, un bambino di nove anni, e cominciare a camminare. Presto o tardi si arriverà davanti a un recinto. Uno di quei recinti che esistono in tutto il mondo, uno di quelli che ci si augura di non dover mai varcare. Siamo nel 1942 e il padre di Bruno è il comandante di un campo di sterminio. Non sarà dunque difficile comprendere che cosa sia questo recinto di rete metallica, oltre il quale si vede una costruzione in mattoni rossi sormontata da un altissimo camino. Ma sarà amaro e doloroso, com'è doloroso e necessario accompagnare Bruno fino a quel recinto, fino alla sua amicizia con Shmuel, un bambino polacco che sta dall'altro lato della rete, nel recinto, prigioniero. John Boyne ci consegna una storia che dimostra meglio di qualsiasi spiegazione teorica come in una guerra tutti sono vittime, e tra loro quelli a cui viene sempre negata la parola sono proprio i bambini.

Di libri che parlano di campi di concentramento e degli orrori di quel periodo ce ne sono molti. Il punto di vista di questo libro però è diverso dal solito. Il campo di concentramento visto dai bambini, il figlio del Comandante del campo da un lato e un bambino con il pigiama a righe dall'altro. Un libro per bambini nello stile e nell'impaginazione ma che poi tanto per bambini non è, che parla di un'amicizia che riesce a superare il filo spinato, ma che parla anche dell''impossibilità di capire da parte dei bambini, di capire qualcosa che in realtà nemmeno un adulto può capire. Il finale è semplicemente sconvolgente.

nota alla traduzione: ben fatta!

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